Lavoro muscolare anaerobico: lattacido e alattacido. Quali le differenze?

di: Giuseppe Lassandro

Prima di entrare nel vivo della questione, va detto che il lavoro muscolare di tipo anaerobico è quel processo che porta alla produzione di ATP attraverso vie metaboliche che non impiegano l’ossigeno, al contrario quindi, dell’esercizio aerobico.

L’ATP, ossia adenosintrifosfato, è una molecola ad alto contenuto energetico costituita da una base azotata di adenina, tre gruppi fosfato e un ribosio il quale tiene uniti i precedenti. L’ATP è il composto ad alta energia richiesto da quasi tutte le reazioni biochimiche del metabolismo umano. Esso, libera energia attraverso una reazione di idrolisi operata dall’enzima ATP-asi il quale rompe i legami tra i gruppi fosfato liberandoli. In seguito a questa reazione l’ATP si trasforma in ADP (adenosindifosfato) e –a volte– anche in AMP (adenosinmonofosfato) quando la richiesta energetica è molto elevata.

Il metabolismo anaerobico di tipo lattacido sfrutta la glicolisi anaerobica che, oltre alla produzione di ATP, dà origine al piruvato, il quale, a sua volta, quando in eccesso, porta alla produzione di acido lattico. L’acido l’attico quando presente in elevate quantità genera il senso di fatica e crea –dopo l’allenamento– i problemi che tutti conosciamo. I substrati impiegati in questa via metabolica sono rappresentati da carboidrati, quali il glicogeno stoccato nei muscoli e nel fegato.

Il processo lattacido è impiegato dall’organismo nelle attività che richiedono forza e resistenza per un tempo attorno al minuto.

Il sistema anaerobico alattacido invece, impiega come substrati l’ATP già presente nel muscolo e la fosfocreatina che provvede a “ricaricare” l’ATP divenuta ADP o AMP in seguito all’esecuzione del lavoro muscolare. Questa via metabolica viene percorsa dall’organismo quando si fanno sforzi brevi (max 30 secondi circa) e di elevata intensità. Durante le attività come per esempio l’esercizio con i pesi, il calo di forza è attribuibile proprio all’esaurimento delle riserve di fosfocreatina: il che, rende impossibile la generazione di nuovo ATP e porta inevitabilmente all’esaurimento della forza muscolare.

Qui mi preme aprire una parentesi sull’assunzione di creatina esogena come integratore alimentare: l’assunzione di questo composto -spesso demonizzato senza alcun motivo scientifico- è essenziale per chi fa sport per i motivi finora illustrati. Da recenti studi poi, è emerso che la creatina risulta essere benefica anche per chi non pratica sport alcuno! Chiusa parentesi…

Tornando alla distinzione tra lavoro lattacido e alattacido, si è scoperto che la distinzione tra i due tipi di lavoro non è sempre dimostrabile: in alcuni giocatori di pallavolo infatti, sono stati riscontrati aumenti della quantità di acido lattico già dopo un salto (0,6 secondi!). Ciò significa che anche quando l’attività muscolare è leggera e breve, è comunque possibile “mettere in moto” il sistema lattacido.

Statisticamente, la concentrazione di lattato (forma deprotonata dell’ac. lattico) comincia a salire esponenzialmente quando si è al 60% della massima capacità di sforzo. Valori ematici di lattato  compresi tra 2 e 4 millimoli indicano un lavoro muscolare intermedio aerobico-anerobico. Giunti a 4 millimoli, il lavoro è esclusivamente di tipo aerobico.

A conclusione di quanto detto, è bene sapere che il lattato presente in circolo deriva anche dal metabolismo delle cellule muscolari cardiache ed epatiche. Per questo motivo, è necessario tener conto di questo aspetto quando la concentrazione ematica di lattato viene impiegata come indicatore per la comprensione del tipo di lavoro muscolare svolto dall’organismo.